Un giardino incompreso

Nel 2006 l’amministrazione comunale di Montebelluna ci permise di tentare un’impresa interessante. Ci fu commissionata la realizzazione  di una parte del parco Sansovino; la superficie di circa un ettaro, che si trova lungo via San Gaetano, può dirsi completamente inserita in un contesto residenziale urbano. La nostra proposta fu quella di sfidare il pregiudizio per cui in città resistono solo un ristretto numero di piante caratteristiche dei contesti urbani proponendo al loro posto un frutteto biologico ed un arbusteto di piante antiche da collezione. La sfida non era poi cosa particolarmente innovativa, in quanto si faceva riferimento alle ultime tendenze europee, che tutt’oggi indicano luoghi ideali per la collocazione di orti e frutteti “cittadini” sia i parchi urbani, proprio perchè luoghi di incontro e di scambio, che le “terre di mezzo” perchè spesso abbandonate o costose nella gestione.

L’impianto è pensato proprio come un frutteto; a filari si alternano camminamenti erbosi falciati percorribili da tutti.

Perché l’esperimento potesse essere compreso dalla cittadinanza, però, avrebbe dovuto essere stato veicolato nella maniera corretta, attraverso qualche spiegazione e magari qualche cartellone che illustrasse lo schema d’impianto, che spiegasse il valore delle collezioni e i principi a cui questo piccolo giardino si riferisce.

Questo raggruppa infatti oltre duecento varietà poichè ogni pianta è in esemplare unico; le piante sono state inoltre consociate tra loro per evitare lo stress da competizione, che deve essere considerato una delle cause generanti le temute “malattie”.

Lungo la fila di impianto dei fruttiferi, per meglio tutelare fichi, susini, lillà e rose galliche  soprattutto nei primi anni di impianto e per semplificare le operazioni di manutenzione, abbiamo previsto che l’erba fosse tenuta alta sotto le piante. 

Quell’erba alta lungo le file ha sempre generato discussione e spesso rifiuto da parte dei montebellunesi, anche se era previsto che negli anni si riducesse in altezza. Risulta sempre difficile alle persone, anche dopo aver letto Gilles Clement, dover sopportare l’erba alta, così tanto demonizzata dai nostri pregiudizi.

Eppure è proprio grazie al mantenimento dell’erba alta sotto le piante e gli arbusti che questi possono mantenersi sani e privi di parassiti, tanto più in un contesto cosidetto urbano, compromesso da maggior calore e da maggiori inquinamenti. Come sapete nei nostri impianti non amiamo gli antiparassitari che, oltre a gravare sul bilancio di gestione, ammalano sempre e comunque terra ed acqua.

Mentre pochi intenditori continuano a beneficiare del profumo delle rose antiche, ingredienti del mitico profumo Chanel n° 5, del sapore delle susine “Coscia di Monaca” e della morbidezza dei fichi “Nerofum”, dimostrando buona memoria per gli appuntamenti stagionali, ai più non è stato ancora spiegato con un pannellino illustrativo che cosa si può fare in città sapendo leggere la vegetazione con gli occhi della conoscenza.

Un occasione perduta anche per la mancanza di lungimiranza con cui il giardino viene oggi gestito, tradendo il significato originario per cui era stato immaginato.